Dopo aver ascoltato otto canzoni registrate per il 5° album dei Coldplay “Mylo Xyloto“, Ray Waddell, giornalista di Billboard, ha avuto la possibilità di discutere del nuovo disco con il frontman Chris Martin nel backstage del loro concerto al Los Angeles Tennis Center del 3 agosto.
Quello che segue è la traduzione dell’intervista, così come comparsa sul sito di Billboard, in cui Martin parla dell’arte di fare un buon sandwich, sul perché i Coldplay avrebbero fatto faville nel 1840 e svela di essere fan di Justin Timberlake….
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Ascoltando la nuova musica, sembra che ci siano dentro molte cose, molte forze che spingono in direzioni differenti. È un album che sembra inquieto e che non resta molto a lungo in uno stesso posto. Avevate un obiettivo o un tema dominante quando avete iniziato a lavorarci su, o è venuto fuori durante la lavorazione?
Poiché non abbiamo ancora creato una sequenza, l’obiettivo è quello di lasciarlo in un posto pacifico quando lo finiamo. La speranza per il disco è che sia libero da ogni tipo di restringimento musicale. Molto viene dall’insegnamento di Brian Eno “andate ovunque. Finché siete voi stessi, ragazzi, potete andare ovunque.” C’è anche una storia, che dovrebbe essere tratta da una sorta di storia d’amore in un ambiente oppressivo. È una specie di storia d’amore. Avrà un lieto fine, sia che non abbiate ascoltato quella canzone oggi sia che non l’abbiate ascoltata nella giusta sequenza.
A volte sembra che tu vesta i panni del narratore, soprattutto in una canzone come “Paradise“. È una cosa che non sempre fai.
Ho iniziato a farlo ascoltando Bruce [Springsteen] e Bob [Dylan]. Sono ancora nel mezzo del processo, perciò non ho avuto tempo per sedermi e lavorare su come parlarne. Il ché è una cattiva notizia per questa intervista.
Il processo di registrazione di questo album è stato differente rispetto agli album precedenti?
Solo nel fatto che abbiamo provato a non essere spaventati. Adesso accettiamo che qualunque cosa facciamo porterà un certo grado di ostilità, quindi invece di lasciare che questa cosa ci limiti, questa volta è stato più “bene, fanculo. Andiamo avanti!”
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Ostilità da parte di chi?
La nostra carriera è progredita contemporaneamente all’ascesa di internet e del fatto che tutti possono esprimere la propria opinione. Lo shock è svanito nel 2006 più o meno, ma all’inizio era del tipo “che diavolo è questo? Migliaia di persone che ti odiano”. Ma allora ti dimentichi delle persone a cui piace davvero quello che fai. Così la combinazione dell’aver superato quella preoccupazione e l’aver lavorato con Brian Eno e Markus Dravs [i produttori], persone familiari, ci ha fatto sentire di poter fare il nostro lavoro questa volta e preoccuparci solo in seguito di quello che dirò la gente.
Siete in questa fase dell'”età delle band” in cui forse arriva il momento di mettere da parte la prudenza. Ti senti così?
Si. Sento sempre che ogni nostro disco sarà l’ultimo, ma al momento sono in una fase in cui ne sono convinto sul serio. Non riesco proprio a immaginare come potremmo farne un altro, perché abbiamo dato tutto quanto. Quando sarà finito, e si spera lo sarà molto presto – deve essere molto presto – non saremo più in grado di lavorarci più su, che credo sia la sola cosa che potremmo fare.
Quindi tra due anni pensi che rifarete tutto questo daccapo?
Non lo so. Ma non lo so mai. Penso che sarebbe un male se potessi dire “si, abbiamo già 15 canzoni messe da parte”. Non mi è rimasto niente.
Ma inserirete solo 10 canzoni o giù di lì nel disco, e non ne avete registrate tipo 50?
No, no. Andremo a finire su 13. Ne abbiamo iniziate 490 o una follia del genere. Ma è un duro processo di selezione all’interno del gruppo, perché è una democrazia, è un sacco di canzoni non sono neppure arrivate alla fine della giornata.
Siete usciti allo sbaraglio e avete suonato alcune nuove canzoni dal vivo durante i festival estivi. Come è stato?
Beh, è stato un ottimo battesimo del fuoco. Così so che ci sono un paio di canzoni che sono buone, perché so che quando le abbiamo suonate non mi sono sentito stupido. Davvero, la sola occasione in cui riconosco se una canzone è bella o meno è dal vivo. Ci sono alcune canzoni che abbiamo registrato e mi ero convinto che fossero buone, ma poi le abbiamo suonate dal vivo e mi sono detto “ah, questo è un dannato fiasco!”. Così tendiamo a liberarcene. Ma per ora le nuove canzoni che abbiamo suonato erano ok. Mi piace suonarle.
Persino durante il sound check eravate molto presi nel suonare le nuove canzoni
Se devo essere onesto, sono molto orgoglioso della band al momento, mi sento orgoglioso di farne parte.
Sembra che la chitarra di Jonny Buckland abbia dato un grande contributo questa volta
Quando abbiamo finito l’ultimo disco “Viva La Vida”, eravamo piuttosto soddisfatti di noi stessi. Poi…Brian Eno ci ha scritto e ci ha detto: “Cari Coldplay. Penso davvero che abbiamo fatto un buon album. Ma penso che possiamo fare molto meglio, e sento che tutti noi abbiamo bisogno di tornare a lavoro il prima possibile perché penso che Jonny soprattutto sta compiendo un percorso e non è ancora arrivato a destinazione.” E noi “ah, diamine, amico”, e questo è stato circa una settimana prima che uscisse il disco. Così abbiamo accettato la sfida, e sono molto orgoglioso [di Buckland]. Si è dato un sacco da fare. Con 5 album all’attivo, chiunque, che gli piacciano o meno i Coldplay, è abituato al cantante, perciò la sfida è cercare di mantenere alto l’interesse dell’ascoltatore. Quando si è al primo album, tutti sono eccitati dal suono della loro voce, che sia Amy Winehouse o Adele o Bono o chiunque altro, perché è una voce fresca. Al quinto album, tutti danno questa cosa per scontata.
La chitarra è più pronunciata in questo album.
Decisamente. Buckland è una persona molto timida. Mi fa ridacchiare vedere quanti assoli ha. E lo abbiamo mantenuti tutti quanti deliberatamente.
Quali pressioni subite come band per creare un nuovo disco, sia commercialmente che artisticamente?
La risposta sincera è che voglio che chiunque spenda dei soldi su di noi sia soddisfatto dell’affare che ha fatto. Se vogliamo parlare semplicemente di cosa ne penso, è che non lo facciamo per noi, non lo facciamo per vedere milioni di copie, non lo facciamo per rispondere alle critiche o altro. Lo facciamo perché così quando uno è in un negozio e compra il nostro disco, o un biglietto, come un buon sandwich, può dire “ottimo!” Ecco tutto. E penso ai miei eroi sia nei loro dischi che nei live, e penso che le persone che mi piacciono maggiormente sono quelle che lavorano per il proprio pubblico, e Bruce è l’esempio numero uno. Non mi piace il modo di pensare “stiamo facendo questo e se vi piace, grande”. Non lo sottoscrivo!
Quindi in definitiva volete l’approvazione delle persone che vi amano, dei fan?
Si, ma non si tratta neppure di approvazione. Voglio solo che gli piaccia.
Beh, voi siete intrattenitori.
Di base, si. E specialmente ai giorni nostri la gente ha così tante opzioni per passare il proprio tempo.
Sembra che ci sia questa speranza celata nell’industria musicale che i Coldplay possano colmare un vuoto come prossima band globale oltre agli U2 che possa durare per i prossimi 20 anni.
Non la penso così. Penso un anno al massimo. L’ombra degli U2 è un’ombra molto bella. Ma non serve. Abbiamo 20 anni di differenza. Io amo gli U2, non mi importa ammetterlo. Ma solo che è impossibile…non abbiamo…si, non saprei come rispondere a questo.
Parliamo di alcune canzoni in particolare. “Major Minus” è una vera bestia e in qualche modo coglie l’ascoltatore impreparato
Dovrebbe entrare nel disco allora?
Secondo me si. Perché, è un pezzo che non pensate di inserire?
Non lo so; al momento ci son quattro diverse forme di tracklist, e sono molto diverse tra loro. Mi ricordo che al tempo del nostro primo album andammo a Parigi e un ragazzo aveva una versione di “Parachutes” in cui c’era un ordine diverso, e lui disse “Quest’album è così deprimente”. E così ho pensato “oh, cazzo” e abbiamo cambiato la sequenza delle canzoni perché fosse un po’ più ottimista. E al momento abbiamo un gruppo di canzoni che seguono dei percorsi diversi dall’inizio alla fine, e mi sento un po’ smarrito oggi su come procedere.
Personalmente spero che “Major Minus” non sia tra i pezzi esclusi.
Non penso che la escluderemo, perché dovrebbe essere una sorta di pezzo oscuro e malvagio. Il “cattivo”. Il cattivo di James Bond, una cosa Orwelliana. Viene dalla lettura di “The Road” di Cormac McCarthy.
Si percepisce quasi un sentore di paranoia.
Qualcosa del genere. È l’idea di due persone che scappano da un ambiente Kafkiano, o da una cosa Orwelliana.
Quella canzone e anche le altre nuove sembravano adattarsi molto bene insieme al materiale vecchio a Glastonbury.
Glastonbury per noi è una specie di Mecca. Tutte le nostre canzoni sono pensate per poter essere suonate lì.
Credo che un rischio nel suonare le canzoni dal vivo prima che siano registrate sia che si possa fare confusione, come avete fatto su “Us Against The World” a Glastonbury, una vera bellezza.
Abbiamo appena finito il mix oggi con Spike [il tecnico del suono Mark Stent]. È sicuramente una canzone da tenere. Abbiamo fatto un gran casino a Glastonbury.
Si, ma alla fine ne è venuto fuori un momento speciale
(ridendo) È stato un momento. Abbiamo una regola per cui, una cazzata è affascinante, ma se si va oltre diventa poco professionale. Quando capita, pensi “va bene, sarà un bel momento”, ma poi sei terrorizzato perché hai giocato la tua chance.
Questo è un mondo “su richiesta” in termini di consumo della musica. Eppure creare la sequenza di un album sembra ancora essere molto importante per la tua band, perché?
Perché ci sono ancora persone a cui importa. E noi non possiamo competere in un mondo fatto solo di singoli, non siamo abbastanza bravi con i singoli per poterlo fare. Così dobbiamo sfruttare i nostri punti di forza. Certo, facciamo dei buoni singoli, ma non possiamo competere con Gaga o Beyoncé o Justin [Timberlake], se solo facesse un cazzo di disco. È una buona notizia per noi che lui non lo stia facendo, perché da’ una possibilità a tutti quanti gli altri, ma è una grande perdita per la musica.
Suonare le nuove canzoni dal vivo forse mostra quanto sia profondo l’album e indurrà più fan a voler ascoltare l’album per intero.
Come ho detto, la speranza è che qualcuno compri l’album e, per dirla come negli anni ’60, che possano davvero capirlo
Parlando ipoteticamente, se i Coldplay avessero potuto scegliere di emergere in un’era particolare della musica, cosa avresti preferito?
Probabilmente il 1840
Non è così sonoro.
Non è così sonoro, ci sono un sacco di clavicembali. Avremmo fatto faville.
Come pensi che si possano collocare i Coldplay nello scenario delle band odierne? Ci sono affinità con qualche altra band?
Penso che tra un certo insieme di band ci sia una vera comunità. Percepisco questa cosa all’interno del mondo dei musicisti. Credo che forse sia perché nell’industria [della musica] si fa fatica ad affermarsi e no si vendono 50 milioni di copie a primo colpo, tutti i numeri sono diversi rispetto a quando abbiamo iniziato. Trovo che ci sia un buon cameratismo. Ci sono ovviamente delle persone che vogliono mantenersi a distanza. Non so musicalmente, ma nei backstage o negli aeroporti, tutti sembrano andare avanti piuttosto bene
Penso che sia una cosa ricca di soddisfazioni, non come negli anni ’60 o nei primi ’70
Si, quando i Beatles scrivevano per i Rolling Stones, quel genere di cose. E ci è stato dato un buon esempio, perché molte persone che amiamo sono state molto gentili e generose con noi. Per esempio, quando abbiamo vinto un Grammy, abbiamo ricevuto una lettera dai Radiohead, e per noi ha significato tantissimo, perché ci dicevano “ben fatto”. Non avevano bisogno di farlo. Penso che tutti si sostengano a vicenda. Tutti vogliono fare il culo agli altri se si parla di competizione, ma per me è una competizione salutare.
Dal video che ho visto sembra non esserci ruggine tra i Coldplay. Va tutto bene in questo momento?
Siamo molto riconoscenti e molto motivati. Quanto durerà, non lo so. Non so quanto si può mantenere quel tipo di concentrazione, ma senza dubbio l’abbiamo mantenuta tutti quanti allo stesso momento, che è un fatto insolito.
La band sta lavorando duramente sull’allestimento di questo disco, ed è un procedimento lungo.
Si. Ma si tratta di suonare musica
Adesso siete in procinto di un lungo tour…
Un possibile tour. Non è confermato o niente del genere. Scusa, ti ho interrotto.
Avete intenzione di andare in tour, vero?
Vedremo. Sono solo uno tra quelli che prendono le decisioni
Quindi è una democrazia in tutto e per tutto?
Abbastanza, si, quando si tratta di cose come queste.
Ma i Coldplay sono una band live
È vero.
E lo sono sempre stata.
Si. Forse potresti dire una cosa del genere quando ce ne tireremo fuori.
A patto che andiate in tour, non vedete l’ora di andare a suonare queste canzoni in tutto il mondo?
Beh, nell’immediato futuro non vedo l’ora di provare a completarle. Per me è molto difficile concludere un album.
Come sai quando un disco è finito?
Lo vedo scritto sul contratto. Allora so che è finito. Quando è pronto? Quando ci viene tolto di mano, contro la nostra volontà. Ogni volta pensiamo che sarà pronto entro due settimane, e ogni volta facciamo tutto all’ultimo minuto. Sappiamo che vogliamo che esca a ottobre, quindi per quanto possiamo arrivare all’ultimo minuto, uscirà quando deve uscire.
Sei soddisfatto del lavoro che la band ha fatto nell’ultimo decennio?
All’80% si
Non sto parlando solo della qualità, ma anche di quanto siete stati prolifici.
Ai giorni nostri è così. Avremmo potuto fare 15 album, ma le canzoni buone sarebbero state distribuite tra questi album. Se sei abbastanza fortunato da andar bene con un album, allora è sciocco tornare con u altro album troppo presto. Tutti hanno bisogno di una pausa, non la band, ma il pubblico.
Alcune band lo imparano a proprie spese.
È una scelta, penso, no? Alcune persone hanno la propria routine e vogliono far uscire un album ogni anno o ogni due anni. A noi piace farlo al suo massimo, poi fare un passo indietro e ripensare a tutto quanto.
Oggi sei contento di essere nei Coldplay e di quello che questa band può fare?
Ancora non riesco a crederci per davvero. Ma per me tutti sembrano sovraeccitati. Siamo stati insieme abbastanza a lungo da sapere come si sentono gli altri, e mi eccita sentire che gli altri sono eccitati. Forse parlo troppo presto, ma non sembra che questa eccitazione sia venuta meno. Sembrano tutti belli carichi. Penso che abbiamo ancora molto da dimostrare a noi stessi; questo è il nostro quinto disco e non c’è motivo di non portarlo fino in fondo.
So che avete un concerto da suonare, quindi ti ringrazio per aver concesso il tuo tempo per questa [intervista].
No, io ti ringrazio, amico. È come per gli scrittori, tutti nel mondo della musica devono appoggiarsi a vicenda oggi, non pensi?
È una forma di espressione diversa. Io scriverò su di te, e dubito che tu scriverai su di me.
Noi abbiamo bisogno di te, tutti hanno bisogno l’uno dell’altro. Io la penso così. Non è un “dare tutto per scontato” come negli anni ’80 o ’90. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro.
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[Questa intervista è stata tradotta in italiano dal sito di Billboard]