Eminem: nel nuovo disco Recovery il rapper diventa buono e divide i fan

Incredibile forse, imprevedibile di sicuro. Eminem fa parlare di sé anche quando non dovrebbe, o meglio quando fa il buono, chiede scusa, si riabilita da droghe e veleni esistenziali. A molti è venuto il dubbio, ascoltando il nuovo album Recovery, già nel titolo intenzionalmente edificante: non sarà che una volta ripuliti, si diventa almeno per qualche tempo, noiosi? Di sicuro in passato è successo ad altri grandi del rock, vedi Lou Reed o David Crosby, nel senso che la riabilitazione necessita forse di tempo e agli inizi i risultati artistici sono scialbi, per non dire appassiti. Il caso di Eminem è diverso. Non gli manca la grinta e il video del nuovo singolo Not afraid lo mostra sfrontato e guascone come sempre, sul ciglio di un grattacielo, pronto a sfidare l’abisso. Ma i temi forse sì, sono noiosi e autoindulgenti.

Dunque Eminem è tornato, malgrado avesse annunciato un ritiro più o meno definitivo (ma come credergli a soli 37 anni?) e puntualmente scatena polemiche. Controverso lo è per vocazione, ma questa volta scatena dubbi per la profusione di scuse, per l’esagerata voglia di essere politicamente corretto, buono, ripulito. Se ne sentiva davvero il bisogno? Le reazioni sono state tra l’ironico e il perplesso: “È pulito ma un poco prosciugato“, ha titolato l‘International Herald Tribune e il New York Times ha fatto eco con un più pacato: “Eminem ribadisce i suoi valori essenziali“, come dire, il rapper sarà anche diventato un bravo ragazzo, ma forse è molto meno interessante di prima. E in effetti questo nuovo, lunghissimo album (16 pezzi più una ghost track) è troppo lungo, poco innovativo, ampiamente auto-indulgente e infarcito di notazioni personali, come e più di prima, ma questa volta mirate a rimettere a posto, a dichiararlo innocente, limpido. In “Talkin to myself” chiede addirittura scusa ai fan, ammettendo in pratica che i due precedenti album non valgono granché: “Gli ultimi due album non contano. In Encore ero coinvolto dalle droghe, in Relapse le stavo sciacquando via. Ho qualcosa da dimostrare ai fan perché sento di averli abbandonati, per cui accettate le mie scuse, finalmente mi sento tornato alla normalità“.

Il pezzo del resto si apre con le scuse globali: “Voglio solo ringraziare tutti di essere stati così pazienti“. Possibile? Che compostezza, che squisita educazione. Eminem post-riabilitazione (dice di essere ripulito dalle pillole e altre droghe che qualche anno fa lo avevano quasi ucciso) sembra avere solo voglia di presentarsi come un uomo diverso, rinato, a posto. A sentire lui, erano le droghe a scatenare rancori e violenze e nel disco chiede scusa anche a Lil Wayne (“Ero geloso delle attenzioni che riceveva“) e Kanye West per averli pesantemente insultati in passato. Non pago, ha anche invitato Lil Wayne a duettare con lui in un altro pezzo che si intitola No love. A completare una lista di ospiti che comprende anche Kobe, Pink e perfino Rihanna, che solo pochi mesi fa (prima della conversione) avrebbe certamente trattato in malo modo. Nell’inatteso buonismo del nuovo corso Eminem rivela che in fondo alla base di tutto c’era la paura di essere superato da altri protagonisti (cosa del resto avvenuta) dopo essere stato agli inizi del millennio la più clamorosa rivelazione – e oltretutto bianca – del rap, capace di arrivare molto oltre i confini del genere e diventare una star galattica.

Tutte queste cose le dice nei pezzi del nuovo album, coerente in questo con la cultura rap e con la sua personale attitudine a mescolare arte e vita senza barriere. Ma ovviamente esagera, come ha osservato la stampa di tutto il mondo: “Molte battaglie rap coinvolgono altri rapper” ha scritto il Telegraph, “Eminem suona come se stesse combattendo una battaglia con se stesso”. “Un ragazzo perso nei labirinti della sua stessa psiche” scrive Rolling Stone pur continuando ad ammirare la sua stupefacente affabulazione, che non ha convinto del tutto The Guardian che invece puntualizza: “Fare la rima nel pezzo Not afraid tra “through a storm” e “whatever weather/cold or warm” è imperdonabile per una maestro di rima”. Il disco trabocca di bontà, e solo di tanto in tanto s’avventura in sfrenati versi ritmici che ricordano l’Eminem degli esordi e lambiscono temi più spumeggianti. A prevalere è la voglia di riabilitazione, anche fuori del disco.

Un anno fa era stato di nuovo al centro di polemiche per aver bollato alcuni artisti omosessuali come “fuckin gots”, e peggio di così non avrebbe potuto esprimersi. Ma anche su questo ha pensato di fare marcia indietro. A modo suo, cioè non del tutto. Al New York Times ha precisato in questi giorni: “Penso che se due persone si amano, beh, qual è il problema? Ognuno dovrebbe avere il diritto di essere ugualmente miserabile, se lo desidera. È il mio nuovo io tollerante, il mio sguardo sulle cose è molto più maturo di prima“. Solo che a furia di chiedere scusa, ci si domanda, cosa resterà delle multiple personalità di Marshall Bruce Mathers III, alias Slim Shady, alias Eminem?

[fonte: repubblica.it]

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