I Muse di nuovo in studio: il nuovo album pronto a ottobre 2012 – Intervista

Si è concluso dal poco il The Resistance Tour dei Muse, lodati come uno delle più grandi band live al giorno d’oggi.

Il tour di supporto all’ultimo lavoro dei Muse, “The Resistance“, è iniziato nell’ottobre 2009 per concludersi a luglio con i Festival di Reading e Leeds in Inghilterra. Il tutto passando per 14 mesi di giro intorno al mondo, e concerti da headliner per i festival di Coachella, Glastonbury e Lollapalooza. E senza dimenticare neanche la serie di concerti in America Latina insieme agli U2.

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Billboard.Biz ha intervistato il manager della band, Anthony Addis, che ha rivelato i progetti futuri dell’amatissimo trio inglese: a quanto pare i Muse non solo sono già tornati in studio di registrazione, ma il loro prossimo album (con un po’ di fortuna) sarà pronto per il prossimo ottobre.

Riportiamo l’intervista integrale tradotta in italiano dal sito di Billboard.Biz

BBB: Come sta procedendo il lavoro sul prossimo album dei Muse?

Anthony Addis:Adesso sono entrati in studio di registrazione. Il progetto è quello di registrarlo tutto a Londra…Se tutto va bene, l’album potrebbe uscire a ottobre dell’anno prossimo. Hanno già scritto parecchio materiale, ma non si sa mai come verrà messo tutto insieme. Scrivono costantemente. Scrivono quando sono in tour, o prima o dopo ogni concerto, quindi scrivono praticamente ogni notte. È un processo rigoroso, ma non si sa mai cosa ne verrà fuori finché non iniziano a provare insieme, perché ognuno compone per conto suo.


Hai già sentito qualcosa del nuovo materiale?

No — non lo ascolterò. Non mi interessa fino a che loro stessi non credono sia nella forma appropriata. Se hai fiducia in un artista, devi avere fiducia nella musica che fa. Devi fidarti che farà un buon lavoro. Cos’è questa usanza di ascoltare qualcosa “cotta a metà”?… Il nostro lavoro è quello di programmare i due anni e mezzo o tre dal momento in cui pensiamo, che avranno finito.

The Resistance Tour è stato il tour dei Muse più grande e di maggior successo fino ad ora. C’è la possibilità di far crescere ulteriormente le esibizioni live della band?

In America, la risposta è sì — anche se penso che le finanze siano un problema. Abbiamo fatto un concerto da headliner insieme ai Rage Against the Machine a Los Angeles nel Memorial Coliseum, che può contenere 90.000 persone, e ce n’erano circa 55.000…Le persone non hanno più soldi. Penso sia una cosa diffusa a livello mondiale. Penso che basti fare un salto nel Regno Unito in questo momento per vederlo nel dettaglio.

Quindi quale sarà la strategia per i concerti per il futuro?

Non lo so. Bisogna guardare le cose quando ti ci trovi dentro. In America puoi andare a prenotare i posti con 2 o 3 mesi di anticipo, mentre in Europa servono 6 mesi di anticipo. È una strategia diversa. Bisogna tener d’occhio com’è il mondo là fuori e quello che i tuoi fan possono permettersi.

Un fattore chiave che ha permesso la crescita dei Muse come band live è stato il mantenimento dei biglietti a prezzi accessibili. Continuerà ad essere così?

Si. La nostra strategia è di non spennare mai i fan. I fan vengono per fare un’esperienza…Lui o lei ha lavorato per avere quei soldi. Quello, o ha rapinato una banca. Quindi devi dargli un’esperienza al giusto prezzo. Nel mondo intero abbiamo alzato il prezzo dei biglietti del 40% alla volta. È così che facciamo crescere la nostra base di fan, perché si sono goduti il concerto come uno spettacolo. Ogni notte dopo un concerto facciamo un’analisi di cosa è venuto bene e di cosa no, e tutto questo viene registrato in un database. Sappiamo quello che è accaduto in ogni concerto e in ogni città negli anni passati. Se un numero non è andato bene, allora non comparirà in scena la volta seguente.

I Muse sono una delle poche rock band contemporanee ad aver compiuto la transizione ai concerti nelle arene. Perché pensi che così poche band riescano a raggiungere questo risultato?

Penso che l’industria musicale sia piena di gruppi e di artisti mediocri al momento. Le etichette discografiche stanno alimentando il successo mediocre e immediato, e “The X Factor” è stato il problema che ha dato il via a questo processo… Le persone non seguono più sempre la stessa band. Gli artisti sono come degli articoli usa e getta. Questo è quello che abbiamo adesso nell’industria musicale, e [Simon Cowell] ha iniziato tutto ciò. E ci saranno altre conseguenze negative se la Warner o la Universal compreranno la EMI, perché molleranno tutti gli artisti di livello più basso. C’è ancora un sacco di buona roba, non fraintendermi. Ma è più difficile costruire una carriera con una band perché le etichette lo vogliono, ma al tempo stesso non lo vogliono. Vogliono una band che faccia faville, ma soltanto per il tempo di un album.